Finocchio, ricchione, culattone, iarruso, checca, bucaiolo. Sono solo alcuni degli epiteti tesi a offendere e indicare volontariamente una persona omosessuale. Mentre una donna è semplicemente lesbica, la letteratura si diverte in maniera ingiusta a mostrare quel machismo che manco gli spot di Dolce&Gabbana che nonostante tutto, difendono l’eterosessualità come un valore. Ma lo è? Io mi vergogno in questo momento sentire parlare eterosessuali in questi termini di altre persone. Già, perché ci siamo dimenticati che prima di tutto, stiamo parlando di persone. Mi vergogno sentire Sarri che dice a Mancini “Frocio” (che poi Mancini qualche gaffe l’aveva fatta anche lui), mi vergogno profondamente perché peraltro, il termine è usato in maniera errata; infatti l’etimologia della parola vuole che derivi dai Lanzichenecchi, che durante il Sacco di Roma del 1527 acquisirono fama di soldati particolarmente brutali e feroci (froci, appunto) arrivando a stuprare donne e uomini indistintamente. Donne e uomini. Quindi in realtà un frocio sarebbe uno stupratore, per di più, consentitemi di dire, lussurioso e perverso ma soprattutto deviato.
Sono certa che Mancini non sia un frocio e tantomeno Sarri un razzista ne sono convinta perchè quella maniera lì di parlare purtroppo è entrata nel nostro linguaggio comune ma mi chiedo, se avesse detto “cretino”? Le reazioni sarebbero state le stesse? Mancini si sarebbe sentito insultato alla stessa maniera? E avrebbe risposto alla stessa maniera? Io a uno che dice “cretino” a un altro non gli ho mai sentito rispondere “razzista”. Ma sapete che c’è, un insulto è un insulto per cui la prossima volta, fatelo! rispondete con un bel: “razzista!”.
Una parola è sgarbata in ogni caso e un razzista è quello che è convinto che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un particolare ipotetico raggruppamento razzialmente definito possa essere superiore o inferiore a un altro. Meglio Frocio che razzista, scusate.
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