Il palinsesto della vita. La tv dei “gruppi di ascolto”

Iniziamo da princìpi banali e noti a tutti: la settimana è composta di sette giorni. Ogni giorno può essere scansionato in due fasce, quella lavorativa, otto ore o più trascorse tra uffici, computer, negozi, strade, e così via. Poi la parte del tempo libero, durante la quale sono miriadi le attività da svolgere: ci si può dedicare ai propri hobbies, si può uscire con amici e amiche, palestra, leggere un buon libro, e soprattutto, per quella gran fetta di pantofolai italiani, i momenti di massimo piacere e di distensione fisica e mentale si trascorrono sul divano di casa, davanti al televisore e con il telecomando in mano.

Inutile raccontare bugie a sé stessi e a chi ci sta vicino, ognuno di noi, nessuno escluso, ha un rapporto più o meno morboso con la tv. Si dice che le donne siano le vere dipendenti di televisione – in effetti, sono innumerevoli le trasmissioni dedicate all’intrattenimento puramente “rosa” – ma anche i signori non scherzano, e durante la settimana, un giorno sì e l’altro pure, si piazzano sulla poltrona, birra fredda accanto, e si assentano per due ore con la partita di calcio di turno. Non occorre essere un sociologo della comunicazione o un antropologo che studia le abitudini collettive, per costatare che, negli ultimi sessant’anni, ovvero dalla comparsa della televisione in Italia, la vita dell’intera popolazione sia stata influenzata, e venga costantemente “manovrata” dall’offerta televisiva. Ogni utente ha costruito a misura d’uomo catodico un palinsesto che scandisce, come un orologio a cucù, tutti gli impegni che appunta sulla propria agenda, e che puntualmente prendono avvio intorno alle 21 di ogni sera, accendendo lo schermo ad alta definizione.

Nulla di male ad essere appassionati di tv – adesso non è sotto analisi cosa guarda ognuno di noi – ma è possibile valutare il concetto di “televisione amica” sotto una nuova prospettiva, osservando un fenomeno in continua ascesa. Infatti, è in progressivo aumento, e forse sta diventando una vera moda, il “gruppo di ascolto 2.0”, e cioè un modo diverso di intrattenersi davanti alla tv, in compagnia di amici, rendendo più dinamica e meno statica la visione di film, trasmissioni e talent, una forma più divertente e social d’intrattenimento. In realtà non si tratta di una vera e propria novità. Sin dalle prime edizioni del Festival di Sanremo le famiglie italiane si riunivano nelle case dei privilegiati che possedevano le primordiali televisioni, offrendo la possibilità di assistere all’evento nazional-popolare per eccellenza. Negli anni la necessità si è trasformata in occasione di divertimento. Oggi è diventato un appuntamento quasi irrinunciabile quello di incontrarsi con un gruppetto di amici, per dar vita ad esilaranti commenti, soprattutto distruttivi, su trasmissioni, partite o reality show, magari accompagnati da patatine di tutti i generi, bibite e dolciumi vari, ma non finisce qui. Si è parlato di “gruppo di ascolto 2.0” per una ragione precisa. Naturalmente è possibile che l’appuntamento settimanale possa saltare, per un temporale improvviso, il freddo invernale o gli acciacchi di stagione, ma i fedelissimi non si arrendono. Prende così avvio quella che è stata denominata “Social TV”. I nuovi salotti virtuali sono i gruppi “whatsapp”, e le pagine facebook e twitter, e a colpi di post e hashtag si continua la visione di gruppo, seppur in salsa web.

Dario Donnina

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