Durante l’Avvento, il Natale, il Capodanno e l’Epifania viviamo uno dei periodi più lunghi di festività dell’anno solare. Questo tempo è scandito da ritmi dettati da tradizioni e/o riti che, in quanto tali, si ripetono ciclicamente, ma, soprattutto, che pongono l’individuo in una condizione in cui, volente o nolente, deve rispondere a delle specifiche richieste ambientali: bisogna fare i regali, spendere soldi, sentirsi felici, essere “più buoni”, sperare in un anno migliore, fare buoni propositi, stare in famiglia, con i parenti, scambiarsi gli auguri.
La maggior parte delle persone risponde positivamente a queste richieste, traendone ogni anno un’esperienza piacevole, ma non è raro il contrario, ovvero un atteggiamento latente o manifesto di rifiuto nei confronti delle festività, spesso espresso attraverso i social networks.
Fatta eccezione per la tendenza all’opposizione e alla contestazione tipicamente adolescenziale, quando un adulto o un giovane adulto rifiuta, più o meno coscientemente il Natale, con una certa probabilità mostra un conflitto, da cui tenta di difendersi, in una o più delle aree sopraindicate.
E’ come se questo momento dell’anno costringa in qualche modo a “tirare le somme”, da cui non sempre si esce in attivo. Diversi studi hanno mostrato come durante le feste si manifestino con più frequenza somatizzazioni, reazioni allo stress, ansia e depressione, espressioni di un disagio amplificato dall’organizzazione di feste, le corse al regalo, gli eccessi alimentari, la maggiore assunzione di alcolici e la riduzione dell’esposizione alla luce solare.
I motivi possono essere facilmente rintracciabili in ciò che impedisce di soddisfare tali richieste: ad esempio una condizione di ristrettezza economica, che rende arrabbiati e scontenti più che gioiosi; l’incontro con familiari che non ci piacciono o con cui non abbiamo buoni rapporti; il dover recitare i nostri auguri per motivi di educazione o etichetta, senza sentirli realmente, che spesso si tenta di risolvere con un sms destinato a tutti i contatti.
Se anche voi al pensiero delle feste sbuffate, oltre a chiedervi il motivo, perchè sia consapevole e cosciente, come suggerisce anche lo psichiatra Mencacci, direttore del Dipartimento di Psichiatria del Fatebenefratelli di Milano, non angosciatevi: sentitevi liberi di accettare solo gli inviti graditi, di incontrare persone piacevoli, di fare gli auguri (vis-à-vis) a chi vi aggrada, sostanzialmente di ridimensionare la visione “magica” del Natale e del Capodanno.
In tal caso, passerete certamente delle Buone (realistiche) Feste.
Amelia Rizzo
24/12/2014
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