Il sé corporeo: l’importanza del corpo per la mente | scirokko.it

Prima che la mente si percepisca, prima dei ricordi, delle associazioni, del suono melodioso della voce della propria madre, il primo vero atto vitale è un respiro, a pieni polmoni, che fa piangere. Non l’abbiamo scelto, ma ci troviamo dentro un corpo dato ed il nostro rapporto – mentale – con esso determina il modo di percepirsi e quindi comportarsi e relazionarsi.

Da quando si muovono i primi passi, si sperimentano i suoni si manipolano gli oggetti la nostra mente si attiva in un continuo invio e ricezione di messaggi che formano ricordi, procedure, sensazioni. Finché tutto diventa automatico: parlare, camminare, andare in bici, guidare, scrivere.

Il corpo e la mente non sono facilmente separabili, eppure a volte si giunge al punto di dimenticarsene, di trascurare i suoi segnali, di scordarsene. Il sé corporeo è un concetto che riguarda la percezione che si ha del proprio corpo ovvero la rappresentazione interna che ne deriva, ed in tal senso può assumere qualità positive o negative.

La nostra società è stata definita da diversi autori come narcisistica. Per alcuni la cura del corpo è ossessiva, quasi delirante ed assume le forme della dipendenza da esercizio fisico (bigoressia, ndr) alla ricerca di un ideale perfetto, tanto più perfetto quanto ci si percepisce inadeguati sotto altri versanti. Nonostante ciò dall’altra parte si osserva uno scarso contatto col proprio sé corporeo. Quante volte vengono rimandate visite e controlli col rischio di peggiorare la situazione? Quante volte si preferisce convivere col malessere piuttosto che sottoporsi a delle cure? Nell’ipotesi dell’unità psiche-soma, ancor peggio, succede la medesima cosa nel trascurare il malessere psicologico, che, come già evidenziato a proposito di Alessitimia: quando è difficile parlare dei propri sentimenti, spesso si ripropone come sintomo somatico.

CW – Pink Blossom

Senza contare che vivere in maniera dissociativa il proprio corpo è un possibile sintomo psicopatologico. Per questo motivo le cosiddette terapie di terza generazione (mindfulness, schema therapy, EMDR) si focalizzano, fra gli altri aspetti, sul recupero del contatto con la sensazione, il respiro, l’immersione piena (di corpo e mente) nell’attività che si sta svolgendo.

E’ scientificamente ed ampiamente dimostrato che fermarsi ad assaporare i cibi, alzare lo sguardo dallo smartphone per osservare ciò che ci circonda, riposare il corpo stanco senza chiedergli di lavorare ad oltranza, rilassare i muscoli con lo stretching o lo yoga aumenta il benessere fisico ma soprattutto psichico. Quando il corpo mostra un malessere, sta solo chiedendo di fermarsi ad ascoltarlo. Non ignoratelo.

In copertina: Cecelia Webber, digital artist statiunitense – Bluebell – Human Body art

0 Commenti

Scrivi un Commento

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com