Quando manca un bisogno fondamentale: l’acqua

Non c’è attività umana che venga fatta senza uno scopo. Anche sforzandosi, non la si trova. L’uomo agisce in base a dei bisogni fondamentali e secondari che sono stati concettualizzati da Maslow (psicologo statunitense, ndr) come organizzati in una piramide.

Alla base vi si trovano i bisogni fondamentali quali: nutrirsi, bere, dormire che sono fisiologici e garantiscono il funzionamento corporeo. Seguono il bisogno di sicurezza, di appartenenza e di stima che si realizzano soprattutto sul piano relazionale ovvero dalla relazione monodica (con se stessi) a quella gruppale. Al vertice, infine, troviamo i bisogni di autorealizzazione, che rappresentano il bisogno più alto ed evoluto.

La caratteristica della piramide è la sua struttura gerarchica: se non vengono soddisfatti i bisogni di base, non si potranno soddisfare quelli più alti.

Nella settimana appena trascorsa i discorsi nella città di Messina si sono focalizzati quasi esclusivamente sulla mancanza d’acqua. E come biasimarci? Quello che è accaduto ha rovesciato le gerarchie a cui siamo abituati. Così incontrandosi per strada non ci si è chiesto più “come stai?” ma “acqua ne hai?”. Siamo passati dal discutere della vita, della propria realizzazione, dei propri progetti alla mancanza di un bisogno di base: l’acqua.

Dalle teorie sociologiche ed economiche sappiamo che è molto difficile tollerare un tenore di vita inferiore a quello a cui si è abituati, eppure per un attimo, forse, abbiamo avuto un’occasione di crescita.

A causa di una fatalità – la frana che ha interrotto l’approvvigionamento – per una volta abbiamo provato quello che provano molti abitanti del terzo mondo, che non possono occuparsi dell’istruzione e della filosofia, se la preoccupazione maggiore è trovare l’acqua e il cibo; in questo modo abbiamo fatto un’esperienza di decentramento, immedesimandoci in altre condizioni, che fanno comprendere come non siamo al centro del mondo (pensiero di tipo evoluto).

Inoltre, pur essendo stato uno spiacevole disagio, molti sono stati costretti a trovare delle soluzioni alternative per poter svolgere le attività quotidiane, esercitando così il pensiero divergente. E, per concludere, non sono mancati atti di solidarietà che paradossalmente solo i momenti critici riescono a tirare fuori.

Dunque gli eventi negativi, a volte, possono essere occasione di crescita e di riflessione. Ma questo dipende dal grado di resilienza, ovvero dalla capacità di resistere agli eventi avversi, traendone un’esperienza migliorativa in grado di rafforzare l’Io.

Bene, ora che l’acqua c’è, possiamo riprendere ad occuparci della nostra auto-realizzazione.

maslow

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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