La scatola nera

Si rivela fondamentale per la ricostruzione degli eventi dopo un incidente, è the black box. Inventata nel 1958 da David Warren, chimico e ricercatore aeronavale australiano, nell’ambito dell’inchiesta sullo schianto del primo volo commerciale con turbina, il Comet, nel 1953. Il suo colore è tutt’altro che nero, la contraddistingue infatti un arancione molto acceso, è però plausibile che diventasse nera poiché sottoposta a prove di resistenza alle fiamme. La scatola è in grado di registrare da 6 sino ad un massimo di 300 parametri di volo: quota, velocità, potenza dei motori, posizione del carrello, nonché le posizioni dei comandi e le manovre del pilota e del copilota. L’unità memorizza i dati relativi alle ultime 25 ore del volo, sovrascrivendo quelli già immagazzinati. E’ in grado di registrare conversazioni avvenute nell’ultima mezz’ora, ma vi sono dispositivi che raggiungono le due ore. La scatola nera è inoltre dotata di un radio segnale, che una volta attivato, può facilitarne il ritrovamento. L’unico neo del dispositivo è la durata relativamente breve della batteria che alimenta il radio segnale: 30 giorni dalla sua attivazione. È doveroso però precisare, che anche nel caso del completo esaurimento della batteria, i dati raccolti dalla scatola nera rimangono comunque integri. Per il suo alloggiamento viene scelto quello che viene considerato il posto più sicuro dell’aereo: la coda. Standard sono le sue dimensioni: 80 cm di lunghezza per 25 di larghezza. Il costo va dai 30 ai 150.000 euro.

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