L’Amleto di Ninni Bruschetta

Dopo aver debuttato l’anno scorso ed aver riscosso apprezzamenti nella tournèe che l’ha visto ospite a Milano, Brescia e Monza,  finalmente l’opera shakespeariana riapproda nel teatro che ne ha reso possibile la produzione, in scena al Vittorio Emanuele fino al 28 Febbraio. La rappresentazione, basata sulla traduzione di Alessandro Serpieri, si propone di essere una lettura il più possibile fedele dell’opera originale ma, come chiarisce lo stesso Bruschetta, conservando un minimo margine di tradimento: “tradire, nell’etimologia latina, significa anche tramandare e renderlo quindi fruibile ad un pubblico moderno”. Proprio questa è stata la sensazione provata dagli spettatori (soprattutto i più giovani) durante i monologhi/dialoghi del protagonista con la platea che ne è stata coinvolta e trascinata, frutto questo di una precisa scelta artistica e dell’espressività di Angelo Campolo che ha voluto consegnarci un Amleto vitale, energico, spogliato della cupezza a cui abitualmente lo si associa, un uomo conscio del suo tempo e della decadenza della civiltà, che sceglie volontariamente e lucidamente di “cadere” da quell’Eden di virtù in cui si era rifugiato.

La performance di grande livello è stata apprezzata dal pubblico soprattutto in occasione dei momenti più intensi della tragedia come il dialogo di Amleto con Ofelia (la bella Celeste Gugliandolo, apprezzata anche per le sue doti canore) che ha suscitato uno spontaneo scroscio di applausi; di forte impatto anche le interpretazione di Emmanuele Aita e Maria Sole Mansutti che hanno portato sul palco una lettura originale di due personaggi complessi come Claudio e Gertrude. Antonio Alveario (Polonio) e Maurizio Puglisi (il becchino) si sono resi interpreti delle parti più leggere della rappresentazione ma con una padronanza della gestualità scenica davvero incredibile divertendo gli spettatori con giochi di parole al limite tra il comico e l’aforisma filosofico. Si è trattato dunque di uno spettacolo di sicuro impatto, di cui non è stato possibile perdere nemmeno un momento sia per la bravura del cast tutto sia per le efficacissime musiche firmate da Tony Canto ed eseguite dal vivo dallo stesso grande chitarrista messinese e da Gianluca Scorziello; la scenografia e i costumi, curati rispettivamente da Mariella Bellantone e da Cinzia Preitano, sono risultati eleganti e minimali accentuando perciò l’attenzione dello spettatore al movimento ed alla mimica degli artisti che sono riusciti, grazie alla visione del regista, a portare sul palco un’opera che è riuscita a parlare ancora una volta all’uomo moderno facendolo interrogare su i temi fondamentali dell’agire e del vivere così cari al suo compositore.

Marcantonio Marchese

0 Commenti

Scrivi un Commento

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com