Le basi genetiche della Personalità

Non è semplice definire cosa si intenda per personalità. Spesso nel linguaggio quotidiano utilizziamo questo termine per descrivere qualcuno, ad esempio dicendo “ha personalità”, “ha carattere” come a dire “sa quello che vuole” “ha grinta” o “si fa valere”. Tuttavia, questo è soltanto uno dei tre aspetti che la definiscono. La personalità è infatti l’insieme delle caratteristiche cognitive, affettive e conative che caratterizza il nucleo stabile di un individuo e lo distingue rispetto ad un altro. Le caratteristiche cognitive fanno riferimento agli schemi mentali che utilizziamo per interpretare la realtà e i pensieri e/o valutazioni che abbiamo su noi stessi e sugli altri. L’area affettiva si riferisce alle emozioni dominanti e alle reazioni emotive di fronte agli eventi – come ad esempio un ostacolo o una novità. La dimensione conativa o volitiva riguarda invece il modo in cui dirigiamo il nostro comportamento in base a gli obiettivi gli scopi, orientati dalla motivazione. Sembra incredibile ma noi tutti agiamo sempre per un determinato fine.

Non ci credete? Prendetevi un minuto per pensare

ad un’attività umana che viene fatta senza uno scopo…

Tendenzialmente vengono in mente attività di massima quiete ad esempio il “far niente” o il “meditare”, ma capite bene come anche queste hanno uno scopo ben preciso. Da 22 anni a questa parte il modo di concepire la personalità è stato fortemente influenzato dallo sviluppo di un modello bio-psico-sociale. Per fortemente influenzato intendo che una ricerca della parola “Temperamento” sui maggiori database di pubblicazioni e ricerche scientifiche come PubMed o Google Scholar vanno dai 7.000 ai 460.000 risultati. Nel 1993, infatti, lo psichiatra americano Robert Cloninger prendendo spunto da studi longitudinali, psicometrici, neuroanatomici e neurofarmacologici ha elaborato un modello della personalità sulla base di due componenti principali: il Temperamento ed il Carattere. Il temperamento è costituito dalla disposizione genetica di base ovvero dalle caratteristiche personologiche con cui nasciamo, consiste cioè di tratti neurobiologici ereditari. Il carattere è, invece, quanto, in termini di valori ed obiettivi volontari, si sviluppa successivamente, a partire dalle interazioni sociali ed è definito piuttosto da quanto abbiamo appreso nell’interazione con l’ambiente.

Il temperamento a sua volta, si distingue in tre tipologie. Per comprenderle, pensate ad una persona che conoscete per ciascuna tipologia.

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Il primo è il Novelty seeking (Ricerca della novità, ndr) e descrive gli individui che hanno una forte necessità di mantenere una soglia eccitatoria molto alta. Chi sono? Gli amanti di sport estremi, dell’esplorazione, coloro che si spostano e viaggiano spesso o cambiano spesso partner, un po’ caotici, disordinati, non amano molto le regole, si annoiano facilmente e vogliono provare emozioni forti e sempre nuove. Il loro pregio è essere curiosi e socievoli.

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Il secondo è l’Harm Avoidance (Evitamento del danno, ndr) e caratterizza persone che hanno paura di ciò che non conoscono, dell’ignoto. Agiscono con lo scopo di evitare le punizioni, sono timidi con gli estranei, si stancano facilmente e hanno una visione tendenzialmente negativa del futuro, caratterizzata cioè dal timore di esiti negativi. Tuttavia, l’evitamento del danno li rende cauti, parsimoniosi e riflessivi nelle decisioni.

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Il terzo tipo è il Reward Dependence (Dipendenza dalla Ricompensa, ndr), che si riferisce a persone sintonizzate sulle emozioni altrui. Dal momento che perseguono lo scopo di ottenere gratificazione dalla relazione, ricercano approvazione sociale, sostegno e calore, vicinanza affettiva, ma tendono alla dipendenza. I loro pregi consistono nell’essere empatici, generosi, sensibili alle richieste di aiuto e romantici.

Solitamente ciascuno di noi nasce con la prevalenza di uno di questi tratti. Le personalità più equilibrate e mature tuttavia possiedono in misura moderata alcuni elementi di ciascuno di essi, ad esempio sono capaci di relazioni stabili, ma aperti alle nuove conoscenze, cauti e riflessivi, ma non spaventati dal cambiamento.

I tre tipi inoltre si basano sui tre sistemi fondamentali del SNC (sistema nervoso centrale, ndr). In particolare la Ricerca della Novità è legata al sistema dopaminergico (sistema di attivazione del comportamento, ndr), un calo di questa attività porterebbe a cercare all’esterno stimoli eccitatori. L’ Evitamento del danno è legato al sistema serotoninergico (sistema di inibizione del comportamento, ndr), che, se elevata, può rendere timorosi, diffidenti ed inibiti. La Dipendenza dalla Ricompensa, dipende invece dal sistema noradrenergico (sistema di mantenimento del comportamento, ndr), una ridotta attività porterebbe a cercare all’esterno stimoli di ricompensa e gratificazione.

E tu…che tratto hai?

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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