Mi ami? Ma quanto mi ami?

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Che l’innamoramento comporti un decadimento cognitivo si può affermare anche senza evidenze scientifiche. La nostra attenzione è polarizzata sulla persona amata: la vediamo “scritta su tutti i muri”, dentro ogni canzone d’amore. Stimoli prima insignificanti risultano direttamente e chiaramente collegati all’oggetto del nostro desiderio, in modo quasi delirante. Siamo distratti e dimentichiamo più facilmente le cose, per un complesso degli affetti. Possiamo avere anche dei problemi motori: le cose ci cadono dalle mani alla stregua dell’incipit di un danno neurologico.

Negli amori più adolescenziali,  avremmo potuto passare ore al telefono a chiederci: “Ma tu mi ami? E quanto mi ami?”. Queste domande, tanto tenere quanto irritanti, corrispondono ad una necessità di rassicurazione e compiacimento, velati da una punta di narcisismo. Io chiedo a te se tu mi ami e di quantificare il tuo sentimento, perchè voglio sentirmi dire che lo fai in modo incondizionato e inquantificabile. Bene, sono lecite fino ai 17 anni.

Saliamo di livello: l’amore adulto. Qui le domande devono cambiare. E c’è da chiedersi: “Ma io ti amo? E COME ti amo?”. Possibilmente chiedetevelo prima del matrimonio.

Iniziamo dalla prima. Nella maturità tendenzialmente ci si sposta dai bisogni narcisistici ad una maggiore autoconsapevolezza. Abbiamo il 50% della responsabilità di una relazione e un po’ di autoanalisi non guasta mai. Se la risposta è “no” è finito il gioco; se è “non so” il gioco continua, ma su cattive basi; se è “si” passiamo alla domanda successiva. Perchè più che chiedere “quanto”, chiediamoci “come”.

John Alan Lee, professore ormai in pensione di Sociologia all’Università di Toronto, ad un certo punto del suo matrimonio si è fatto queste domande ed ha capito di essere omosessuale. Così lo ha detto alla moglie e sono rimasti ottimi amici.

Nel suo libro “The colors of love: an exploration of the ways of lowering” già nel ’73 ha ipotizzato che possano esistere 6 differenti modi di amare. Eros: l’amore passionale, sensuale e travolgente; Ludus: l’amore giocoso e spensierato; Storge: l’amore fraterno, amicale, basato su valori comuni, che sopravvive alla rottura; Pragma: l’amore realistico, concreto, basato sulle caratteristiche caratteriali (o materiali) del partner; Mania: l’amore ossessivo, geloso e drammatico; Agape: l’amore altruistico e spirituale. E voi come amate?

La  “Love Attitude Scale”  (Scala degli atteggiamenti in amore) può aiutarvi a rispondere a questa domanda anche se, a tutt’oggi, la versione on line è disponibile solo in lingua inglese.

Buona esplorazione.

Amelia Rizzo

01/12/2014

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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