Nicholas Uno di Noi

Il 29 settembre del 1994, una Y10, sta viaggiando sulla Salerno – Reggio Calabria, esattamente si trovava all’uscita di Serre (vicino a Vibo Valentia). A bordo Reginald, Margaret, Nicholas e la sorellina Eleanor. I Green sono una bella famiglia che ha deciso di visitare l’Italia in lungo e in largo fino a spingersi giù, in Sicilia. Una bella famiglia che arriva da lontano, da San Francisco per l’esattezza ma che probabilmente ha nel cuore la passione per il nostro bel Paese. In quell’automobile si susseguono immagini di paesaggi spettacolari misti al blu del mare dello Stretto in una giornata di sole. Ma un evento che cambierà per sempre la vita di diverse persone sta per compiersi. L’auto fu scambiata per quella di un gioielliere da alcuni rapinatori che tentarono un furto, degenerato poi in omicidio, quello del piccolo Nicholas che morì qualche giorno dopo, esattamente il 1° ottobre. Quel giorno la vita della famiglia Green cambiò per sempre, perse un figlio ma nonostante ciò, con grande generosità, decise di donarne gli organi. Sette persone cambiarono vita, due delle quali riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee. Perchè la morte di Nicholas non doveva essere vana.

Quella piccola vita fu inoltre un evento che cambiò una prassi non proprio comune nel nostro Paese: all’epoca infatti la donazione degli organi non era comune in Italia ma questo gesto contribuì a farne aumentare gli episodi. Alla famiglia di Nicholas dobbiamo molto, moltissimo. Dobbiamo il coraggio di una scelta difficile e straziante, dobbiamo un progresso culturale ma soprattutto dobbiamo ricordare. La memoria di fatti del genere deve essere presente nella nostra vita tanto quanto il terremoto del 1908, tanto quanto le stragi di mafia, tanto quanto le imprese sportive e artistiche della nostra città. La memoria non ha piani diversi di importanza e rilevanza o spicco e valore. La memoria ha un peso che si dimostra ogni giorno nelle nostre coscienze.

Per il delitto di Nicholas Green vennero indagati e rinviati a giudizio nel 1995: Francesco Mesiano (di 22 anni) e Michele Iannello (di 27 anni), entrambi originari di Mileto (VV); nel 1997 furono assolti dalla corte d’assise di Catanzaro, mentre nel 1998 la corte d’assise d’appello di Catanzaro condannò Mesiano a 20 anni di reclusione e Iannello (in qualità di autore materiale dell’omicidio) all’ergastolo, sentenza poi confermata in Cassazione. I due si sono dichiarati sempre innocenti; Iannello, ex affiliato alla ‘Ndrangheta, decise in seguito di collaborare con la giustizia confessando vari delitti ma professandosi sempre innocente riguardo al delitto del bambino americano, chiedendo la revisione del processo ed accusando suo fratello dell’omicidio. Un’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia in base a tali dichiarazioni ha portato tuttavia ad un’archiviazione del caso.

Dunque non vi è un colpevole. Unica nota amara di questa vicenda. Ma sapete, poco importa perchè la sua morte ha fatto molto di più di una sentenza che non l’avrebbe certo riportato in vita quanto la scelta di donare i suoi organi.

Ileana Panama

Ileana Panama

Filosofa dallo spirito libero e passionario. Mille difetti e un solo pregio: la caparbietà. Pare che per essere il direttore basti. Non ama le mezze misure, le mezze parole e le mezze stagioni. Onestà intellettuale ed educazione, queste le cose che apprezza negli altri. Profondamente attaccata alle sue radici, è tornata, dopo un lungo vagabondar per restare ma soprattutto per Fare. Imperdibili le sue interviste.
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