Nicola Villari: “Con Emergency ho toccato il Cuore dell’Africa”

“Giuro di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario.”

Questo è uno stralcio tratto dal Giuramento di Ippocrate, il celebre testo pronunciato dai medici nel momento in cui prende avvio la loro professione. Un documento tramandato nel corso dei secoli, prestato da chi ha scelto di donare il proprio sapere, impegno, studio e passione alla salute del prossimo.

La storia che raccontiamo ripercorre, passo per passo, le scelte di un giovane trentenne, che ha costruito la sua indipendenza rispettando esclusivamente il valore delle proprie scelte. Nato a Messina, trasferitosi a Milano, conquista12181926_10207623882217218_1323341728_nto dall’Africa, Nicola Villari, classe 1984, raffigura l’esempio plateale di chi ha scelto di intraprendere il lavoro di medico non per “eredità” familiare, e neanche per appartenenza ad alcuna élite dal camice bianco. Il progetto di diventare anestesista cardio però non è ben chiaro al giovane Nicola: gli anni del liceo classico li racconta descrivendosi con un particolare aggettivo, “teppista”, e gli studi li affronta anche, o soprattutto, con accanto la presenza della propria madre, che lo ha seguito e incoraggiato. Conseguito il diploma, arriva il momento della prima grande scelta del futuro dottore. Inizia a parlare in famiglia e con gli amici di una probabile iscrizione ai corsi di medicina dell’Università di Messina. Un’ipotesi troppo ardua, un ambiente troppo viziato, una carriera troppo lunga e ostica: “Ma chi te lo fa fare Nicola?”. L’orgoglio, la testardaggine, la capacità e il coraggio di non aver paura, ecco chi e cosa ha spinto quel diciottenne a intraprendere i sei anni di studi nella propria città. Arriva così la prima laurea, e a seguire la seconda grande scelta. Nicola, compiuti i venticinque anni, lascia Messina, e prova, con un immediato successo, il concorso per la specialità universitaria in Anestesia e Rianimazione presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.

Altri quattro anni di studi intensi: lì non è solo uno studente, adesso è anche medico. Turni massacranti, camera in affitto, borsa di studio. Nicola però non si gira mai indietro, non è mai avvolto da quell’aurea di nostalgia e malinconia, anzi, adesso sta gustando, seppur con sacrifici, il sapore di quell’indipendenza cercata e mirata sin da ragazzino. Quel ragazzino adesso ha lasciato il pass12188745_10207623894817533_1155750906_no ad un uomo, lo stesso che per l’ennesima volta si ritrova ad affrontare un’altra importante e fondamentale scelta. Per terminare gli studi specialistici occorre effettuare un anno di tirocinio, in Italia o all’estero. Nicola vuole vivere appieno la sua vita, vuole arricchire la sua esperienza professionale, vuole conoscere il mondo. In poco tempo prende contatto con Emergency, l’Associazione Umanitaria che presta cure mediche nei luoghi più disagiati. Arriva così il febbraio del 2015, Nicola sale su un aereo e da Milano atterra in Sudan, e inizia sei mesi di attività di anestesista cardio presso il Centro Salam di Cardiochirurgia. Il dottore messinese avverte sin da subito le differenze tra le due realtà, italiana e africana. L’ospedale è di altissimo livello. Nicola non ha problemi a socializzare con l’equipe medica o con i pazienti, non risente neanche della diversità tra le culture, ma dentro sé avverte qualcosa di diverso tra l’attività sanitaria in Sudan e quella vissuta a Messina o Milano. In Africa quello che si fa diventa essenziale, in questo contesto la sua presenza è oltre che utile anche indispensabile. Se manca un medico, non si opera, nessuno può sostituirlo. In Sudan Nicola si sente utile.

L’unico obiettivo che ci si prefigge è la cura del malato. Dodici ore al giorno trascorse tra sala operatoria e terapia intensiva. I casi affrontati in Africa, Nicola fino a quel momento, non li aveva mai trovati da nessun’altra parte. Patologie a noi sconosciute, e soprattutto cuori diversi dai nostri, nel loro aspetto, nella loro consistenza, gli stessi che hanno conquistato il cuore del messinese. Nel poco tempo libero, invece, il nostro medico va alla scoperta di altri aspetti, meno incoraggianti, di quella terra, visitando presidi Emergency, in cui purtroppo è ancora troppo viva la condizione di povertà, racchiusa nelle tende di quei campi abitati da oltre 250 mila profughi. I sei mesi scorrono tra operazioni e esplorazioni e un personalissimo reportage fotografico (una piccola parte ha deciso di donarla a scirokko.it, per questo lo ringraziamo ulteriormente). Nicola adesso è tornato in Italia per terminare gli studi specialistici. A fine carriera universitaria discuterà una tesi, naturalmente raccontando anche l’esperienza africana, ma prima tornerà in Sudan, da febbraio del prossimo anno, per portare a termine il tirocinio. Durante il suo racconto le parole di Nicola non hanno mai assunto uno spirito saccente o di falsa modestia. Quello che il medico di Messina ha fatto finora è stato svolto con assoluta consapevolezza delle proprie capacità e delle proprie volontà, e se ha accettato l’invito di scirokko.it, per rendere pubblica la sua esperienza, è stato fatto solo per trovare un mezzo per invitare e invogliare altri colleghi a seguire il suo esempio.

Dario Donnina

Dario Donnina

Giornalista trentaquattrenne messinese, laureato prima in Lingue e Letterature Straniere, poi in Metodi e Linguaggi del Giornalismo presso l’Università di Messina. Ha trascorso periodi di studio e lavoro all’estero. Dal 2011 al 2013 coordinatore dell’Hay Festival Segovia, evento internazionale che si svolge ogni settembre a Madrid. Su scirokko.it è sua la firma della rubrica Storie.
0 Commenti

Scrivi un Commento

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com