Nina da Messina

Di questa donna, davvero poche sono le notizie pervenuteci. Non ne conosciamo il nome completo né il cognome e, secondo alcuni autori, pare che non sia stata Messina, bensì Palermo a darle i natali. Nina da Messina, conosciuta anche come Monna Nina o Nina la Siciliana, nacque nel 1240 e fu la prima poetessa italiana a scrivere in lingua volgare, per questo citata nel Vocabolario degli Accademici della Crusca e considerata tra i fondatori della lingua italiana. Appassionatasi alla poesia di Costanza d’Altavilla, madre di Federico II di Svevia, entrò in contatto con la scuola poetica siciliana, rappresentata a Messina da Guido e Oddo delle Colonne e, seguendo lo stile dei poeti provenzali, compose dolcissimi versi. Ed è leggendo tali versi che Dante da Maiano, poeta toscano del XIII secolo, si invaghì di lei senza conoscerla. Ne seguì uno scambio epistolare poetico ed una relazione amorosa platonica (secondo alcune fonti pare fossero sposati), che portò a far ricordare la poetessa come “La Nina del Dante”.

Di seguito vi proponiamo il sonetto “Tapina me”, a lei attribuito e definito da Francesco Trucchi, filologo toscano del 1800, “un prezioso gioiello”.

“Tapina me che amava uno sparviero, amaval tanto ch’io me ne moria;

a lo richiamo ben m’era maniero, ed unque troppo pascer nol dovia.

Or è montato e salito sì altero, assai più altero che far non solia;

ed è assiso dentro a un verziero, e un’altra donna l’averà in balìa.

Isparvier mio, ch’io t’avea nodrito; sonaglio d’oro ti facea portare,

perchè nell’uccellar fossi più ardito. Or sei salito siccome lo mare,

ed hai rotto li geti e sei fuggito, quando eri fermo nel tuo uccellare.”

1 Commento
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    Margherita Campanella

    Grazie!

    14/08/2015 at 16:52

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