Notizie choc: perchè diventano incancellabili?

Ne abbiamo avuto prova con l’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre. Un giorno impresso nella memoria collettiva in maniera indelebile. Pensate, il cervello di tutti noi – qualche miliardo di persone – ha registrato per sempre la scena in diretta del secondo aereo dirottato sulle Torri, assieme alle emozioni di sgomento, paura, confusione e al senso di irrealtà che ci ha colto spettatori di quelle immagini drammatiche.

Tutti ricordano inspiegabilmente cosa stavano facendo quel giorno e la sensazione che si fosse fermato il tempo. Con una certa probabilità tutti ricorderemo anche il contesto esatto in cui abbiamo ricevuto la notizia degli attacchi simultanei avvenuti a Parigi. Ma perchè queste notizie si imprimono nella memoria in maniera così indelebile?

Non fa stupore il fatto che siano eventi particolarmente carichi dal punto di vista emotivo. In realtà è vero che eventi terribili avvengono ogni giorno nel mondo, ma c’è un’importante distinzione psicologica che può spiegare perchè certi eventi ci colpiscono più di altri. Innanzi tutto un motivo può essere il fatto che ragioniamo per euristiche: ovvero ci rappresentiamo come più probabili eventi che in qualche modo appartengono al nostro dominio, ovvero alla nostra sfera di valori. Per cui, anche se sembra immorale, ci colpiscono di più eventi accaduti per esempio a connazionali o Paesi occidentali, perché vi apparteniamo, quindi ce li rappresentiamo come più vicini – per la mente è come se avessero colpito noi stessi. Una seconda possibilità è che nel bombardamento di informazioni e notizie che riceviamo quotidianamente, siamo costretti a difenderci. Anche questo sembra deprecabile, ma il cervello è quasi costretto a porre una sorta di filtro, di distanza difensiva, perchè altrimenti soffriremmo terribilmente ad ogni notizia di tg, giornale o radio.

Quello che però renderà per sempre indelebili i ricordi di questi attacchi risiede nel ruolo dell’emozione, anzi, delle molteplici emozioni, come la paura, la sorpresa, la tristezza e la rabbia, che più o meno simultaneamente hanno bombardato coi loro circuiti neurotrasmettitoriali il nostro ippocampo, responsabile di mettere insieme tutte le informazioni contestuali di quel momento, compreso quello che stavamo facendo, dove ci trovavamo, con chi eravamo in quel tragico momento.

Tanto più è forte un’emozione, tanto più vividi e dettagliati saranno i ricordi di quell’evento. Anche per questo, non dimenticheremo mai.

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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