Ortigia. La città (la roccia) e l’acqua. | scirokko.it

Le Città Visibili è una rubrica di viaggi, di luoghi, di architettura, di modi di vivere e di chi sperimenta la curiosa combustione di questi elementi in compagnia di un fedele compagno di viaggio a 4 zampe. Sulle orme sbiadite del celebre romanzo di Calvino, Elena copywriter freelance, in compagnia del suo cane, ci porterà a spasso per luoghi più o meno noti d’Italia e d’Europa. 

Arriviamo in un altro sito Patrimonio dell’Umanità. Dai Sassi di Matera ci catapultiamo all’estremo sud, oltre lo Stretto, nel centro storico di Siracusa patria di Archimede e luogo dove convivono testimonianze, architetture ed eredità di tutte le popolazioni che nel corso dei secoli hanno influito sulla storia della Sicilia.

L’attenzione è su Ortigia, isolotto denso di acqua collegato da due ponti alla terraferma, nonché centro storico della città. La sensazione che si ha arrivando ad Ortigia è la stessa che si prova quando si vede una bella donna, o un bel uomo. Stupore e curiosità. Ma c’é qualcosa di diverso, c’è qualcosa di più.

Immaginate: siete in Sicilia la più grande isola del Mediterraneo. Percorrendone la costa sentite quella sensazione netta di finito e limitato, di essenzialità e completezza, di stravolgente bellezza della natura. Queste stesse sensazioni però si perdono nell’infinito là dove il mare si unisce con il cielo, senza soluzione di continuità, creando un vortice dentro lo stomaco. Ma la percezione dello iodio marino rilassa e allora sopraggiungere l’idea di rimandare al domani la spiegazione di quel senso di completezza, inquietudine, stupore e bellezza creato e regalato dall’incontro tra terra, cielo e mare.

Immaginate poi, se percorrendo la costa, vi trovate davanti ad “un’aspirante” isola: un pezzetto di terra che sembra potersi staccare da un momento all’altro, anche solo con un alito di vento, ma invece resta lì. Da secoli. Un isolotto greco, romano, arabo, bizantino, spagnolo e austriaco. Un isolotto su cui si è passata la storia. Allora, l’inquietudine, lo stupore ed il senso di bellezza saranno accantonati per lasciare spazio alla curiosità, quella bestia tanto infernale quanto paradisiaca.

Sarà stata, dunque, la curiosità che ha portato a concentrare in un solo chilometro quadrato gli interessi politici, commerciali e culturali di numerose e innumerevoli popolazioni o è il luogo avvolto da un’aurea atmosfera che rende il paesaggio magnetico?

Perdersi ad Ortigia è ancor oggi un’emozione. Non ci sono aree specifiche destinate ai cani, tuttavia è possibile fare piacevolissime passeggiate poiché l’isola è zona a traffico limitato e questo permette di vivere a pieno i piccoli vicoli che caratterizzano l’abitato. A tarda sera è possibile godere di uno spazio architettonicamente splendido, altamente suggestivo e caratterizzato da una particolare quiete in cui sono le maschere dei portoni a prendere la parola ed a evocare la storia cui hanno assistito. Perdersi nei vicoli è come fare un viaggio nel tempo, costantemente accompagnati dal piacevole rumore dell’acqua che sbatte sulla scogliera o che scorre nelle numerose fontane: dal Bagno ebraico nel cuore della Giudecca medievale, all’ipogeo di Piazza Duomo, iniziato a costruire nel 1600 e utilizzato durante la seconda guerra mondiale dai siracusani per proteggersi dai bombardamenti, tutto riporta al legame inscindibile che Ortigia ha con l’acqua. L’aspirante isola, posta sopra una faglia ricca d’acqua, è geologicamente composta da una roccia con delle fratture naturali. Queste fratture filtrano costantemente l’acqua mantenendola collegata alla terra ferma in un costante flusso di acque dolci e salate che trova in una fonte l’emblema della sua storia e del profilo leggendario dell’isola; Ortigia ospita infatti una fonte di acqua dolce a pochi metri dal mare, con piante di papiro, anatre e una statua raffigurante Aretusa e Alfeo.

Secondo la mitologia greca Aretusa era una bellissima ninfa dei boschi, che faceva parte del seguito di Diana dea della caccia e degli animali selvatici, prediletta di Artemide. La leggenda narra che mentre Aretusa faceva il bagno in un torrente, accaldata e separata dalle altre dee, il fiume stesso l’avvolse, trasformandosi e apparendo sotto le sembianze di Alfeo, dio del fiume, che le dichiarò il suo amore; Aretusa allora, impaurita dall’essere violata, fuggì chiamando in aiuto Diana, che la trasformò in una fonte lontano dalla Grecia. Alfeo però capì ben presto il prodigio ed essendo innamorato straripò d’amore. Gli dei ne ebbero pietà e Giove gli permise di raggiungere la sua amata, facendo scavare allo stesso Alfeo un sotterraneo tra il Peloponneso ed il Mare Ionio, sbucando accanto alla sua bella amata: la inseguì e mescolò le proprie acque alle sue in un abbraccio perenne.

Aretusa come Ortigia, una bellezza ammaliante avvolta dall’acqua: un flusso di storia mista ad acqua che sembra rincorrersi nel corso dei secoli, nel fluire dell’acqua e nella costante ricerca di un abbraccio che rende la ricerca dell’essere umano un costante gioco di correnti, di flussi e di moti ondosi dell’anima.

Hotel Gargallo. Antico palazzo in pieno centro storico, recentemente ristrutturato, dotato di ampie stanze, offre ottime colazioni con prodotti tipici e uno staff molto disponibile e attento. Accettano cani di media taglia mettendo a disposizione camere spaziose e con balcone per offrire anche uno spazio esterno. Non richiedono il pagamento di extra per gli ospiti a 4 zampe.

Elena Bonaccorsi
Foto di Gaetano Rallo

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