Tutto ha avuto inizio quando in Italia si è alzato per la prima volta il sipario del Carosello, era il lontano 1957. Ancora le trasmissioni televisive erano in bianco e nero, ma quei brevi intermezzi pubblicitari hanno sin da subito richiamato l’interesse del pubblico, coinvolto e appassionato dai racconti che invitavano all’acquisto di nuovi e rivoluzionari prodotti. La storia della pubblicità ha accompagnato l’evoluzione culturale del Bel Paese, influenzandone i gusti e le scelte, e caratterizzandone i momenti più intimi attraverso lo studio empatico che è dietro a quegli sketch di 60 secondi, creando così un fedele legame con i personaggi e i racconti. I nati a cavallo tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80 hanno conosciuto il boom del sistema pubblicitario italiano, un’intera generazione cresciuta con i tormentoni di slogan, jingle musicali e volti, entrati di diritto nella storia personale di molti di noi, che ricordano sempre con affettuosa nostalgia alcune delle pubblicità monumento del nostro patrimonio televisivo.
Con i lettori di scirokko.it faremo un viaggio nel tempo, per rispolverare quei vecchi spot che, di certo, porteranno a galla un’epoca ormai trascorsa ma sopita tra i ricordi più piacevoli collegati al mondo della televisione. Era il 1983 quando sugli schermi italiani è apparsa la pubblicità che davvero ha fatto storia. Un folto numero di ragazzi e ragazze, che sorreggono candele accese, e in coro cantano i versi scolpiti nella memoria dei trentenni di oggi “Auguri Coca Cola e poi, un anno di allegria…”, e mentre tutti insieme sorridenti intonano la strofa, l’inquadratura si apre su un immenso albero di Natale. Intramontabile! (video)
Com’è difficile da dimenticare anche un tenero e familiare spot, questa volta di un marchio tutto italiano, Barilla. La giornata è uggiosa, una bambina con l’impermeabile giallo rientra a casa dopo scuola. Mentre la mamma cucina i tortellini in brodo in attesa del rientro, la bambina si ferma per strada per raccogliere un gattino zuppo d’acqua. Tornata a casa, la famiglia si riunisce accogliendo il nuovo ospite, e la voce fuori campo ricorda agli spettatori che “Dove c’è Barilla c’è casa”. Però, dovremmo ricordare all’azienda che produce pasta che nell’arco dei tre decenni trascorsi da quella pubblicità l’idea di nucleo familiare è cambiata, e quindi forse sarebbe il caso di adeguarsi ai tempi che corrono, senza rimanere legati a vecchi e antiquati concetti. (video)
Infine, il nostro Amarcord nella valigia degli spot storici termina con un’altra pubblicità, che questa volta vede come protagonista un entusiasta, quanto goffo, operaio, in sella alla sua bicicletta, che trasporta con sé un gigantesco pennello, affermando al vigile urbano che lo ferma che “per dipingere una parete grande ci vuole il pennello grande”. L’innocuo arnese Cinghiale non sapeva che da quel momento avrebbe fatto nascere una lunga serie di battute a doppio senso, intuibili senza l’aiuto di un GRANDE cervello!!! (video)
Questi sono solo tre esempi tra gli innumerevoli spot targati anni 80 e 90, ma potremmo citare anche la divertente saga della famiglia Sip (l’odierna Telecom), con il celebre “mi ami, ma quanto mi ami“, o ancora, la pubblicità delle liquirizie Tabù, o l’orsetto bianco del Coccolino, e terminiamo con le infinite “réclame” delle merendine della Mulino Bianco, che hanno accompagnato gli spuntini di milioni di bambini italiani. È facile intuire che le pubblicità di un tempo andavano oltre il messaggio di vendita di un prodotto. Erano costruite su un fondo di spensieratezza, come se oltre allo scopo commerciale volessero davvero far sorridere il consumatore, senza avere la pretesa che poi diventasse un loro acquirente. Adesso invece le cose sono amaramente cambiate, e gli spot riflettono il nuovo palcoscenico sociale, arredato solo da criteri consumistici e di apparenza, e che il più delle volte spingono lo spettatore infastidito a cambiare canale.
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