Gli studi delle Neuroscienze hanno stravolto il comune modo di fare scienza, realizzando l’antico desiderio dell’uomo di poter “entrare nella mente”. Poter osservare tramite RMFi (risonanza magnetica funzionale) quali aree si attivano in un determinato compito cognitivo, potendone dedurre i correlati anatomo-funzionali, attraverso una diversa colorazione nel monitor, che segnala una maggiore irrorazione sanguigna e quindi una maggiore attivazione di quell’area cerebrale, è il processo di base che ha permesso scoperte davvero affascinanti sul nostro sistema nervoso.
Una delle più recenti scoperte riguarda la nostra capacità di previsione del futuro. Alcuni ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston (Keren Haroush e Ziv Williams, ndr) hanno infatti appena pubblicato uno studio sui primati sottoposti ad un compito di decisione cooperativa, notando l’attivazione di uno specifico gruppo di neuroni localizzati nella corteccia cingolata anteriore, che si attivava nel dover prevedere le intenzioni dell’altro. Questa scoperta aprirebbe nuovi scenari nello studio delle relazioni umane: le nostre interazioni sociali sono infatti tanto più funzionali, quanto siamo in grado di prevedere le intenzioni e le azioni altrui.
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