Sia Furler: l’Imperatrice pop conquista il mondo | Scirokko.it

Addentrarsi nell’intensità di questa magnifica artista, ammettiamolo, non è semplice, soprattutto perché Sia Furler vive impregnata di una fatale inquietudine che paradossalmente rende felice lei e chi la ascolta. La sua carriera artistica nasce quando realizza il desiderio di viaggiare in giro per l’Europa con il suo fidanzato che, però, il giorno del suo compleanno viene ucciso da un taxi a Londra, mentre Sia si trova in Thailandia. La cantante australiana affonda così in un baratro angusto che in seguito, probabilmente, si rivelerà proprio la sua carta vincente. In Inghilterra ci va davvero, ma stando a sue dichiarazioni, l’artista inizia a bere intrappolata in un’altra dimensione. Fino a quando, come lei stessa afferma in recenti interviste, un amico non le propone di entrare a far parte di una band, gli Zero7. I primi album da solista conquistano America e Gran Bretagna e in poco tempo sfondano anche la dura porta dell’Europa e finalmente, anche in Italia il suo personalissimo pop, fatto di sofferenti pene d’amore, spopola di ballate e surrealismo.

In breve tempo, le collaborazioni commerciali con Flo Rida, David Guetta e i pezzi scritti per Christina Aguilera, Beyoncé, Kylie Minogue e Rihanna, fanno conoscere il suo nome ad un pubblico sempre più numeroso, curioso di sapere chi si celi dietro il successo di brani come, ad esempio, Titanium di Guetta che l’artista australiana ha interpretato e co-scritto, e di cui vanta una versione solo piano davvero preziosa. Il meritato successo ottenuto però, fa soffrire Sia di un vero e proprio panico da palcoscenico tanto da costringerla ad annullare il tour nato a promuovere l’album “We Are Born” del 2010, giustificandosi con un generico motivi di salute. Insomma, Sia pare non sopportare affatto la popolarità mediatica ottenuta, girovagando in rete possiamo imbatterci in commenti non esattamente felici circa il suo aspetto fisico che non risponderebbe ai cliché ‘moderni’, secondo il gran pubblico. Ma la originalissima cantante sdrammatizza così: “Non mi interessano le pose sexy, non sono una bambolona che rigurgita i progetti degli uomini grassi chiusi negli studi di registrazione. E poi — aggiunge con un’altra risata — non ho il physique du rôle”.

Adesso Sia salta, instancabile, tra radio e studi televisivi ironizzando sul suo successo, incredula di essere la donna del momento. Eppure Sia ce l’ha fatta e si muove leggera, agghindata di cappelli stravaganti e abiti eccessivi che, lasciatemelo dire, impreziosiscono quella pesantezza fisica tanto additata, restituendo a noi, osservatori curiosi e critici, una immagine favolosa in grado di farci sognare e fantasticare come da troppo tempo non sapevamo più fare. A quattro anni dall’eccellente lavoro “We are born”, Sia svetta in classifica con “1000 Forms of Fear”, la reincarnazione del miglior pop degli ultimi anni, valorizzato egregiamente dalla sua splendida e personalissima voce resa così timida e intensa da struggenti graffi improvvisi. Accordi contrattuali stabiliscono che le apparizioni per promuovere l’album siano ridotte al minimo a causa di dipendenza da alcol e droghe, dovuta a stress da apparizioni televisive. Pare che nel 2010 Sia abbia tentato il suicidio per overdose da droghe e che un amico l’abbia salvata esortandola a iniziare un percorso di disintossicazione. Sia decide così di lanciare l’album con esibizioni esclusivamente di spalle. Suggestiva, tra l’altro, anche la copertina del disco che ritrae il suo caschetto biondo senza volto. A giudicare dal successo di vendite, la scelta di non mostrarsi mai in viso si rivela vincente, è “Chandelier”, pezzo più famoso che rapidamente scala tutte le classifiche mondiali diventando per molti, il miglior brano pop del 2014. La bella musica pop, intensa e un po’ timida ma con guizzi di reattività, esiste ancora e Sia Furler ne è davvero l’imperatrice.

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