Trapani: Gabriella Accardo/Valeria Cariglia | scirokko.it

E’ un’artista che utilizza diversi media, prediligendo la fotografia e la luce per realizzare installazioni.

Cosa hai pensato quando hai sentito parlare per la prima volta di Distrart, del tentativo di diffondere la Street Art – intesa come arte urbana fruibile gratuitamente – a Messina? Che relazione hai con questo tipo di arte?
La prima cosa che ho pensato e che ho trovato molto interessante è stato il fatto che negli ultimi periodi la Street Art ha subito un’inversione di tendenza rispetto all’era pre-internet quando ci si serviva dei vagoni treno per veicolare messaggi, mentre per Messina sono proprio le fermate ad essere la superficie contenitore delle opere. Difatti non si può più distinguere una linea di confine per questo tipo di arte nata in maniera quasi prettamente illegale, oggi diventata arte istituzionalizzata, così anche il luogo subisce la stessa sorte che perde la sua esclusiva identità pubblica per entrare sempre più spesso nei musei e c’è Street Art che viene preservata da enti istituzionali. La mia personale relazione con la Street art invece è quasi nulla. Non ho mai operato in contesti urbani prima di Distrart, ma ho sentito di poter essere parte del progetto poiché mi definisco un’artista randagia che non vuole limitare il campo di azioni scegliendo un’unica linea o un unico mezzo e vuole continuare a sperimentare.

In base a cosa hai scelto la tematica e com’è nata l’idea che poi hai presentato e realizzato per Distrart?
La terra ed il mare, ovvero gli elementi essenziali di cui è costituita un’isola e (la Sicilia nel nostro caso) sono presenti nelle tematiche che ho scelto, sono parte di una storia ed una cultura che mi appartiene. Su quelle che sono diventate già delle mie opere, ho visualizzato quasi nell’immediato uno sviluppo che è presto diventato bozzetto. Ho semplicemente scorso lo sguardo sulla lista messa a disposizione senza dover meditare a lungo sulle scelte, ma probabilmente ed a posteriori credo che mi abbia interessato la natura attrazionale-conflittuale, centrale in entrambe le tematiche. Questa natura è alquanto organica nella coesistenza dei due elementi e si esprime una volta in un episodio di carattere storico “Maremoti e terremoti” e talora in uno di carattere mitologico “Scilla e Cariddi”.

Generalmente, come nasce e prende forma una tua opera?
Emerge da qualche interesse sotterraneo o esplicito (non fa la differenza) che si traduce spesso in un’intuizione, da questa si passa ad una fase progettuale che può essere breve, ma anche lunga più della realizzazione in sé a seconda del tipo di lavoro. Non ho delle vere regole anche perché mi rapporto con più mezzi ed ognuno di essi possiede un tempo di realizzazione intrinseco oltre al mio stretto rapporto di conoscenza e utilizzo che ho con essi.

Quale pensi che sia oggi il ruolo dell’artista e che spazio ha in una realtà come quella di Messina e della Sicilia in generale?
Credo che il ruolo dell’artista oggi sia uguale a quello di sempre, cioè integrare il tempo nel quale si vive esprimendone la tensione attraverso un linguaggio, una forma estetica… Non credo ci sia una risposta esaustiva abbastanza, ma piuttosto direi che, essendo il mio lavoro, il ruolo dell’artista è “essenziale”. Penso invece che l’artista ritaglia uno spazio ancora marginale nel territorio messinese così come nell’intera penisola. Non credo ci sia una preparazione adeguata nei riguardi dell’arte contemporanea in Italia ed a proposito mi sono posta il problema di dover comunicare ad un vasto pubblico, per questa ragione non ho esitato a pensare che il figurativo fosse la forma più appropriata per esprimersi in questo contesto, perché ritengo sia il linguaggio ancora più massivamente comprensibile.

Le strade di Messina per qualche giorno si sono trasformate nel tuo studio. Come hai vissuto l’esperienza di lavorare a contatto diretto con il pubblico? Hai da raccontare qualche episodio particolare legato a Distrart?
Non sono mancate le cattive esperienze purtroppo (mai scadute in eventi drammatici per fortuna), ma é nella mappa di questi nei che conservo meglio il ricordo e la piacevolezza dello scambio, delle chiacchiere con gente deliziosa ed anche il supporto spontaneo di persone di qualsiasi estrazione sociale. Una delle due pensiline che mi è stata assegnata è stata alla stazione, perciò, tra navi da crociera, treni, autobus e traghetti mi sono ritrovata davvero in un crocevia di razze e culture.
Non è mia abitudine lavorare fuori dalle pareti del mio studio così, non sarebbe altrimenti successo di cogliere anche consigli in fase d’opera quando congruenti alla mia idea di racconto.

E secondo te come ha reagito la città a questo progetto?
Non credo di aver mai visto in altri contesti dei circuiti dell’arte gente più entusiasta. Qualche apprezzamento in più su un’opera piuttosto che un’altra, ma nessuna critica negativa. Un lavoro accettato e condiviso che viene fruito come un’esperienza estetica diffusa nel tessuto urbano.

Per leggere l’intervista all’artista, clicca qui. Per vedere la gallery delle sue opere, clicca qui.

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