Le “Donne” di Mantilla

Il 22 Ottobre è iniziato un nuovo capitolo per il teatro Vittorio Emanuele: la restaurazione e riapertura dell’originaria Sala Mostre, inizialmente inaugurata (era il 1993) da Lucio Barbera (messinese, classe 1942. Memorabile critico d’arte, il cui nome nel campo artistico è stato ed è una garanzia). L’azione è stata resa possibile grazie alla sinergia fra Maurizio Puglisi, presidente dell’Ente Teatro, Ninni Bruschetta ,direttore artistico, e Saverio Pugliatti curatore delle mostre d’arte del Teatro previste per questa stagione.

Ad aprire questo evento, grazie al quale i messinesi possono riappropriarsi di un altro “tassello” dell’antico patrimonio storico-culturale della città è la mostra d’arte contemporanea di Pietro Mantilla (nome d’arte di Pietro Mantineo, intitolata “Donne”.
Protagonista assoluta è la figura femminile: figlia, sorella, amica, moglie, madre. Una donna “normale”, anche piuttosto tozza, alle volte caratterizzata da proporzioni volutamente irregolari, capelli scuri, non troppo pettinati, una donna nuda o semi vestita. Una donna fedele, spesso con accanto un cagnolino (notoriamente il cane è simbolo di fedeltà vera verso l’uomo). I colori delle rappresentazioni pittoriche, realizzate ad olio, sono intensi, nero, verde, arancione giallo, e sottolineano uno sguardo malinconico, a tratti malizioso, sempre rivolto fisso verso lo spettatore.
Fra tutte le opere ne spicca una, diversa, raffigurante la Crocifissione, forse perché il Cristo è il creatore della donna ed anche perché, come spiega l’artista: “la donna, come il Cristo, rappresenta la salvezza”. Il corpo in croce è delineato con un tratto deciso, di colore nero, ma quasi senza testa, così’ da lasciare a chi osserva il privilegio di immaginarne, a suo modo, il volto.
Sono tutti lavori introspettivi. Indagano i temi del cuore, della “trasmigrazione” (come suggerisce il titolo di una delle opere), dell’inconscio e poi del rapporto di coppia uomo-donna, del rapporto, quasi simbiotico, madre-figlia; della femminilità più profonda. Mantilla delle “sue” Donne dice: “la donna è l’espressione più alta e nobile della natura. E’ maternità, è vita, è creazione, è rinascita ed è resurrezione. Una creatura il cui valore salvifico non viene compreso, ma sfruttato e violato nell’ottica di un tornaconto personale. Soddisfatto questo, la donna, come la natura, viene distrutta, gettata via. Sopraffazioni di fronte a cui le donne, a differenza degli uomini, sanno risorgere. La forza di una donna risiede nella sua anima, nella sua capacità di combattere, di rialzarsi, di ricominciare. Nella donna, come nel Cristo, io vedo la salvezza”.

Fino all’1 Novembre – da martedì a domenica – dalle 9:30 alle 13 e dalle 17 alle 20.
Ingresso gratuito.

Laura Faranda

Laura Faranda

Nata a Messina nel 1984. Critica e curatrice di Arte Contemporanea. Anche Dottore di Ricerca in Geografia Umana e Culturale, per questo particolarmente sensibile all'interazione arte/territorio. Ama l’arte ed ogni suo riflesso: dalla tradizione artistica medievale alle espressioni di avanguardia, purché non si cada nel cattivo gusto. Desiderosa di conoscenza, sperimenta spesso i più diversi canali di ricerca. Per scirokko.it cura si occupa di critica d'arte contemporanea e della promozione di nuovi artisti e di eventi culturali messinesi e siciliani.
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