I suggestivi e raffinati “paesaggi” di Piero Serboli

La rassegna R-esistenza d’Artista, nella Sala Mostre del teatro Vittorio Emanuele di Messina, questo weekand ha abbracciato Piero Serboli, artista messinese, famoso per un’arte pittorica poetica e raffinata.
Formatosi da autodidatta, su una linea artistica figurativa, ha rivendicato da subito una propria vivacità inventiva.
Attento all’uso particolare del colore, in particolare al rapporto fra questo e le forme. Per Serboli, infatti, è come se le forme passassero quasi in secondo piano, private dei contorni, create dall’immaginazione attraverso l’uso di vari oggetti atti a rappresentarle.
Tema dell’esposizione: il paesaggio. Paesaggi da difendere, paesaggi recuperati. Forse perché paesaggi da troppi dimenticati? Serboli - paesaggi - rosso
Secondo i geografi umano-culturali e teorici del paesaggio, questo ultimo comincia ad esistere quando l’uomo lo percepisce, quindi comincia a farlo proprio, inquadrandolo a suo modo.
Serboli, sensibile ed attento, percepisce il paesaggio come una dimensione in cui l’individuo è un tutt’uno con esso, ma che con esso e per esso deve farsi guidare oltre le forme per comprenderlo, appunto recuperarlo, e di conseguenza proteggerlo. Ecco giustificata la presenza, in quasi tutti i suoi lavori esposti, di un aquilone che, però, non è mai evidente, ma tratteggiato sempre seguendo la linea di immaginazione. Una matita nel cielo staccata dalla terra da un sottilissimo filo, da essa stessa segnato; un pezzo di tela (delle pezze con cui pulisce i pennelli) che vaga nello spazio scollegato ad un piano terreno. Un aquilone che vola via dal quadro. Espressione di libertà del dipinto dal suo supporto, ma che sembra essere simbolo di libertà dell’artista stesso rispetto alla sua pittura.
Colori spesso accesi o intensi, pezzi di tessuto ed oggetti di vario tipo si accostano armoniosamente dando una visione di insieme sì della consueta, positiva leggerezza del Maestro, ma anche di una vena malinconica, quest’ultima forse sostenuta da un’amara riflessione sull’epoca odierna, in cui vige un certo senso di estraneità rispetto al contesto (paesaggistico in questo caso, ma anche in senso più generale) in cui si è inseriti.
Insieme a questi “paesaggi” c’è anche l’idea “di raccogliere conchiglie con Alice”, la sua nipotina. Serboli - conchiglia (2)
Ciò diventa una interessante e suggestiva “visione” formata da una serie di reperti di plastica, oggetti indistruttibili che minacciano l’equilibrio del nostro pianeta. Un messaggio ecologico e sostanzialmente politico dunque, che suggerisce di riflettere, ancora una volta, sul contesto paesaggistico che si abita, rivendicando lo straordinario valore dell’arte: strumento ed occasione di riflessione e di salvezza.

Fino al 7 Febbraio.

Laura Faranda

Laura Faranda

Nata a Messina nel 1984. Critica e curatrice di Arte Contemporanea. Anche Dottore di Ricerca in Geografia Umana e Culturale, per questo particolarmente sensibile all'interazione arte/territorio. Ama l’arte ed ogni suo riflesso: dalla tradizione artistica medievale alle espressioni di avanguardia, purché non si cada nel cattivo gusto. Desiderosa di conoscenza, sperimenta spesso i più diversi canali di ricerca. Per scirokko.it cura si occupa di critica d'arte contemporanea e della promozione di nuovi artisti e di eventi culturali messinesi e siciliani.
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