Ted Bundy: l’affascinante e spietato Serial Killer di studentesse

«Noi serial killer siamo i vostri figli, i vostri mariti, siamo ovunque».
(Ted Bundy)

Nacque a Burlington (Vermont) il 24 Novembre 1946 da Eleanor Cowell, giovane donna di ventun’anni che lo diede alla luce in un istituto per madri separate. Inizialmente intenzionata a dare il figlio in adozione – per la vergogna di averlo concepito fuori dal matrimonio – Eleanor se ne pentì poco dopo, prendendo la decisione di portarlo con sé a Philadelphia, in casa dei genitori, facendo credere a tutti che fosse suo fratello.
Theodore Robert Cowell, detto “Ted”, iniziò la sua vita dentro questa grande menzogna che la madre continuò ad alimentare prendendo decisioni contraddittorie che minarono la sua stabilità: modificò il proprio nome in Louise e sposò il cuoco John Culpepper Bundy, che diede il suo cognome al piccolo. Nonostante questa “mossa”, che aveva l’intento di legalizzare la figura paterna, Ted continuò a considerare genitori i nonni (lui, persona dal temperamento violento e grande consumatore di pornografia e lei, donna timida, obbediente e depressa) mentre viveva con Eleanor (poi Louise) e il marito – che lui considerava la sorella e il cognato – da cui nacquero altri quattro figli, che accudiva come nipoti.
Ted ebbe un’infanzia alquanto confusionaria, e nonostante il padre adottivo cercasse di instaurare con lui un rapporto solido, riceveva in cambio solo atteggiamenti schivi e freddi. Iniziò così a sviluppare comportamenti insoliti: Julia, la zia, raccontò che un giorno si svegliò circondata da coltelli da cucina davanti al piccolo Ted, di appena tre anni, che la guardava sorridendo. Questa tendenza alle “bizzarrie”  e all’isolamento generò una timidezza e una diffidenza anche nelle relazioni esterne, tanto che i compagni di scuola lo prescelsero come bersaglio di fenomeni di bullismo. Ma alle scuole superiori, il comportamento di Ted cambiò radicalmente: essendo una persona molto piacente e brillante, acquistò sicurezza in se stesso e si concentrò sullo studio e sull’attività politica, passione che lo accompagnò per tutta la sua vita e per la quale ricevette attestati di stima. Finita la scuola, si iscrisse all’Università di Washington, dove nel 1967 conobbe Stephanie Brooks, una ragazza bellissima e molto sofisticata originaria della California, dai capelli neri e lunghi portati con la riga in mezzo, di cui Ted si innamorò perdutamente, vivendo un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Questa giovane ragazza, di estrazione sociale molto elevata, corrispondeva l’interesse di Ted (tanto che fu la sua prima esperienza sessuale) e questo per lui fu qualcosa di incredibile; o almeno lo fu fino al 1968 quando la ragazza, conclusi gli studi universitari, decise di tornare in California troncando la relazione. Le motivazioni furono alquanto crude: Stephanie dichiarò a Ted che non era l’uomo per lei perché non credeva che il ragazzo potesse diventare l’uomo brillante e di successo che lei stava cercando. Questa, per Ted, fu una profonda ferita narcisistica e una tremenda delusione che, di fatto, si tramutò in ossessione, e che condizionò tutti i suoi comportamenti futuri.

Decise così di lasciare l’Università e di tornare a casa, ma un altro trauma destabilizzò la vita del giovane ventitreenne: nel 1969, scoprì che la vera madre era la ragazza che lo aveva sempre accudito come una sorella. Questa scoperta – che i fatti successivi ci fanno comprendere l’impatto terribile che ebbe dentro di lui – venne vissuta in maniera apparentemente tranquilla, a parte la decisione improvvisa e immotivata di troncare ogni rapporto col marito della madre e di tornare a Washington per iscriversi alla Facoltà di Psicologia. Da studente medio divenne, in breve tempo, uno studente eccellente e anche la sua attività politica fu fortemente intensificata mentre, contemporaneamente, svolgeva attività di volontariato al centro telefonico della Seattle Crisis Clinic, dando sostegno telefonico alle vittime di stupri e di violenza. Qui conobbe Ann Rule, una giovane scrittrice e criminologa che divenne sua amica e che in seguito scriverà il libro “Un estraneo al mio fianco” in cui racconterà la storia di quello che lei non avrebbe mai creduto potesse essere un efferato serial killer. Sempre nello stesso periodo, Ted conobbe Meg Anders – una donna divorziata e con una figlia – con la quale cominciò una relazione, nonostante nella sua mente ci fosse ancora Stephanie con la quale non aveva mai smesso di rimanere in contatto. La relazione con la giovane donna madre andò avanti e questo fu per Ted un periodo di fiducia e di grandi riconoscimenti: si laureò, lavorò con dedizione alla campagna del partito repubblicano e ottenne un riconoscimento dalla polizia di Seattle per aver salvato un bambino di tre anni da un annegamento certo. Ma nella sua mente continuava ad esserci lei, Stephanie, l’unica donna che avesse mai veramente amato e il caso volle che, durante un viaggio di lavoro in California, Ted la rincontrasse. I due ripresero quella relazione interrotta anni prima, vivendo momenti molto intensi, fino a quando – senza alcun motivo – Ted sparì lasciandola nell’incredulità; avendola ripagata della stessa sofferenza di cui la ragazza si era resa artefice anni prima, Ted non ebbe più nessuna “missione” da compiere e fu in quel momento che qualcosa di oscuro accadde dentro di lui.

Avendo introiettato la figura di quell’unica donna che aveva amato, cominciò ad essere attratto da quella tipologia femminile e così, dal 1973, ragazze giovani, belle, magre, minute e dai lunghi capelli neri con la riga nel mezzo cominciarono a sparire; per una sorta di “punizione simbolica”, Ted colpiva continuamente quella donna che lo aveva ferito nel profondo, senza mai colpire lei direttamente. Una lunga lista di giovani studentesse (che si allungò quando Ted si trasferì nello Utah per iscriversi alla Facoltà di Legge) vennero trovate morte in modo efferato in diversi Stati e tutte loro, oltre a rientrare nella stessa tipologia fisica, furono viste poco prima della morte in compagnia di un giovane molto attraente, col braccio ingessato e con un maggiolino Volkswagen. Il modus operandi del giovane Ted era quasi sempre lo stesso: si ingessava un braccio e si faceva trovare nei pressi di college o residenze universitarie e, una volta adocchiata la vittima, le chiedeva aiuto per caricare sulla macchina oggetti vari; quando la ragazza, ormai dentro la vettura, si accorgeva che lo sportello lato passeggero era privo di maniglia, veniva condotta in un luogo isolato, picchiata e poi uccisa tramite strangolamento o armi da contatto; alcune volte il cadavere veniva stuprato e altre volte veniva decapitato.

Si arrivò così all’8 Novembre 1974, quando Carol De Ronch, una ragazza di diciotto anni, venne adescata da Ted che, vestito da poliziotto, la informava che la sua auto aveva subito un tentativo di furto. In poco tempo la giovane donna si ritrovò dentro l’auto di Ted ammanettata, ma a seguito di una colluttazione riuscì a scappare e a raggiungere una centrale di polizia. Nessun indizio portò a Ted, ma gli omicidi si interruppero per quattro mesi; ripresero fino al 16 agosto del 1975, quando un poliziotto notò il maggiolino e nel perquisirlo si accorse che mancava il sedile lato passeggero e che dentro la vettura erano nascosti una spranga, un passamontagna, un rompighiaccio e un paio di manette. Grazie ad ulteriori informazioni fornite da Meg, la sua compagna, il quadro fu piuttosto chiaro e si procedette con l’arresto. Bundy divenne una furia incontrollabile: licenziò i suoi avvocati e decise di difendersi da solo, mentre nel frattempo escogitava un modo per evadere dalla prigione; ci riuscì scappando da una finestra, ma dopo sei giorni venne ripreso. Il 30 dicembre del 1977, però, il suo ennesimo tentativo di evasione andò a buon fine: Ted scappò in un altro Stato, dove cambiò identità e riprese la sua agghiacciante attività omicida. Era diventato particolarmente violento, ma ciò che lo aiutava in modo incredibile era il suo aspetto pulito, affascinante e la sua posizione sociale. Nessuno avrebbe mai creduto che Ted Bundy, la giovane promessa del partito repubblicano, l’aspirante avvocato, l’affascinante ragazzo col maggiolino, fosse uno dei più efferati Serial Killer della storia. E invece a lui si attribuiscono almeno 35 omicidi tra il 1974 e il 1978, nonostante si sospetti che potrebbe aver colpito anche prima di questo periodo (il che farebbe salire il numero degli omicidi a circa 50). Durante il processo, Ted sposò Carol Ann Boone, una collega universitaria (con cui avrà una figlia nel 1982) ma nel 1980 venne condannato a morte. Edward Cowart, il giudice che lo condannò, pronunciò le seguenti parole: «È stabilito che siate messo a morte per mezzo della corrente elettrica, che tale corrente sia passata attraverso il vostro corpo fino alla morte. Prendetevi cura di voi stesso, giovane uomo. Ve lo dico sinceramente: prendetevi cura di voi stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Siete un giovane brillante. Avreste potuto essere un buon avvocato e avrei potuto vedervi in azione davanti a me, ma voi siete venuto nel modo sbagliato. Prendetevi cura di voi stesso. Non ho nessun malanimo contro di voi. Voglio che lo sappiate. Prendetevi cura di voi stesso».
Il 24 gennaio del 1989, alle ore 7.16, venne dichiarato morto uno dei più efferati Serial Killer della storia: Theodore Robert Bundy venne giustiziato con una scarica elettrica di oltre 2000 Volt, che durò una decina di minuti. Il processo, la condanna e, infine, la sua morte riuscirono a scuotere profondamente l’opinione pubblica e la stessa corte che lo condannò, per la raccapricciante presa di coscienza che – davvero – “il mostro” può essere chiunque di noi.

Sonia Bucolo

Sonia Bucolo

Criminologa ed Esperta al Tribunale di Sorveglianza di Messina, si laurea in Scienze Politiche e si specializza in Criminologia. Oggi prosegue i suoi studi in Psicologia, coniugando studio e lavoro. Studiosa del fenomeno criminoso e dei fenomeni carcerari, nella loro complessità, cura la rubrica di Criminologia di scirokko.it, occupandosi dell'analisi e della divulgazione delle fattispecie criminologiche.
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