Il caso letterario: Carmelo Campanella, talento e… sacchi di mangime

Mai sottovalutare la cultura “ai margini”. Un talento può dirsi tale anche se non nasce dalle “penne” più pubblicate.
È infatti questo il caso di Carmelo Campanella che, dallo scarto del suo lavoro, ha dato vita a testi degni di essere lodati come “documento eccezionale” dallo stesso Prof. Gianni Guastella, ordinario di Lingua e Letteratura latina presso l’Università di Siena.
Campanella faceva semplicemente il contadino a Ragusa e, tra una semina e un raccolto, scriveva storie, poesie, canzoni e preghiere, sul supporto più impensabile: i sacchi di mangime.
Nasce così questo caso letterario, dal basso, e inaspettatamente si eleva a patrimonio culturale. I suoi testi, quasi esclusivamente in dialetto siciliano, sono la trasposizione di raccolte tramandate dalla tradizione orale. Stimato per “il suo abile appropriarsi della scrittura”, è destinato senz’altro a lasciare il segno.

Oggi Carmelo Campanella ha 84 anni e continua a praticare la nobile arte della scrittura; attualmente si sta dedicando alla trascrizione dei “cunti”, che ha raccontato ai suoi compagni di viaggio, sul pullman, in occasione di un pellegrinaggio a Roma.
Campanella è consapevole di essere custode e mediatore di un “tesoro” ma non dimentica le sue origini, anzi ne è orgoglioso. Dalla terra è nato e alla terra ritorna e non tralascia nella sua raccolta, dal titolo Accussì, di concludere con l’invocazione dei mietitori prima di cominciare il lavoro: “A nomu ri Diu! Forza, valìa e bona uluntà!”

Cliccando sul link sottostante, si può avere accesso alla versione online di “Accussì: Tradizione orale, memoria e scrittura”.

http://www.archiviodegliiblei.it/index.php?it/608/accuss-di-carmelo-campanella

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