Solstizio d’Estate tra mito e realtà

Non si tratta solo di un evento astronomico, il giorno più lungo dell’anno è da sempre venerato in quasi tutte le culture dalla notte dei tempi: già i nostri antenati si erano infatti accorti di alcuni giorni particolari durante l’anno in cui la luce del sole in qualche modo cambiava e caricavano queste giornate di significati religiosi. I celti, antichi abitanti dell’Europa occidentale e dell’Italia, festeggiavano tali giornate con riti propiziatori di varia natura in cui l’elemento immancabile era il fuoco di grandi pire accese affinché il sole si rinvigorisse e portasse una stagione favorevole anche l’anno successivo. A testimonianza della grande importanza che gli antichi davano al solstizio non vanno dimenticati gli imponenti monumenti megalitici di Stonehenge e Nabta Playa, costruiti appositamente per registrare questi fenomeni astronomici (il giorno del solstizio il sole sembra sorgere da una pietra particolare della struttura). Col diffondersi del Cristianesimo queste festività, similmente ad altre, vengono in qualche modo inglobate nel calendario religioso e la festa di San Giovanni Battista è proprio il risultato di questo processo anche se non ha perso del tutto le caratteristiche originarie: ancora oggi si è soliti accendere falò durante la notte, ballando e cantando e bruciando alcune erbe raccolte proprio in questo periodo (soprattutto nel nord Italia/Europa); anche nello Stretto continua la tradizione dei falò con la cosiddetta “Bamparizza di San Giovanni”. Non solo nei Paesi di cultura cristiana ma anche in estremo oriente il solstizio d’estate è un occasione da celebrare, spesso in modi che finiscono addirittura per indignare l’opinione pubblica mondiale: è il caso del Festival di Yulin, in Cina, tristemente famoso per il brutale massacro di cani destinati alle tavole, combattuto (o insabbiato forse?) persino dal governo locale.

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